Abstract
La complessità dell’essere umano rende necessario l’approccio diagnostico, riconoscimento di determinate patologie, e terapeutico, trattamento delle stesse, non più relegato alle competenze del singolo operatore sanitario.
L’interconnessione anatomo-fisiologica tra sistemi e apparati, la non linearità di risposte a stimoli anche di analoga intensità e localizzazione, fanno sì che l’approccio generalistico, standardizzato, risulti oramai obsoleto.
Ogni paziente è una storia a sé. È necessario quindi lo sviluppo di linguaggi e strategie comuni che aiutino il dialogo fra terapeuti pur nella diversità della loro azione, sia essa di natura strumentale che manuale.
Figure che, pur rimanendo ben distinte nel proprio ambito, riescano a cooperare senza invadere l’una il campo dell’altra.
In particolare, va rilevato che l’azione dell’odontoiatra rientra nella funzione effettiva di atto medico: individuazione della patologia, delle modalità utili a che questa possa venir curata e/o prevenuta e delle professionalità preposte e competenti alla salute del paziente.
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La cooperazione tra odontoiatra e osteopata: fondamenti neurofisiologici
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